Immuni: l’app per tracciare i contagi da Coronavirus
Come funziona Immuni e come si usa l’app per tracciare i contagi da Coronavirus
“Immuni” è la nuova app non obbligatoria di contact tracing per il Coronavirus in Italia. L’app, che funziona tramite Bluetooth è stata progettata da Bending Spoons ed è disponibile per il download dal primo giugno su iOS e Android. Sono state apportate delle modifiche per tutelare la privacy degli utenti. Il mancato download non sarà un limite per gli spostamenti: lo ha dichiarato il presidente Conte in Senato.
È arrivata il primo giugno, con un sensibile ritardo rispetto alla tabella di marcia: Immuni è l’app di contact tracing per i contagi da Coronavirus in Italia. Progettata gratuitamente da Bending Spoons e scelta dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano insieme al ministro della Salute Roberto Speranza, l’app Immuni servirà per tracciare i casi di Covid-19 in Italia ed è già disponibile per il download gratuito per iOS e Android. Il lancio ufficiale è quindi finalmente giunto, precedendo l’nizio di una fase di test in quattro regioni italiane a partire dall’8 giugno: Abruzzo, Liguria, Puglia e Marche. La scelta dell’app Immuni è stata portata avanti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’ok della task force nominata dall’esecutivo e guidata da Vittorio Colao, e dal commissario straordinario Domenico Arcuri. L’app sarà “un pilastro importante nella gestione della fase 2 dell’emergenza”, la sperimentazione avverrà in alcune Regioni pilota, poi verrà estesa, come ha precisato Arcuri. Nel frattempo le prime 24 ore sono state un successo: l’app è stata scaricata più di 500.000 volte.
Come e dove scaricare l’app Immuni
Al momento è possibile scaricare l’app Immuni sui due principali sistemi operativi mobile, iOS e Android. L’app è infatti disponibile sui due store online di Apple e Google, il Play Store e l’App Store, da cui è possibile scaricare l’applicazione Immuni. Sarà rilasciata anche su App Gallery, lo store di Huawei, ma successivamente. Scaricarla è semplicissimo: vi basterà aprire lo store digitale sul vostro smartphone (Play Store se avete un telefono Android o App Store se siete su iPhone) e cercare nella barra di ricerca “Immuni”. Una volta individuata l’app, non dovrete fare altro che aprirla e seguire le istruzioni per la configurazione.
Come funziona Immuni: istruzioni per l’uso
La app Immuni si può scaricare liberamente, nessuno è obbligato ad installarla, ma il download è solo su base volontaria. È composta da due parti. La prima è un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy, una versione a basso consumo del normale Bluetooth attraverso cui rilevare la vicinanza tra due smartphone nell’ordine di un metro. In questo modo, la app conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino entro un certo periodo. Nel caso in cui si venga sottoposti a test per Coronavirus, con un codice il cittadino può caricare su un server in cloud le stringhe alfanumeriche inviate dalla sua app agli altri smartphone. Il server a sua volta invia a tutte le app in circolazione queste stringhe e sono i singoli smartphone a calcolare per ogni identificativo il rischio di esposizione all’infezione sulla base di parametri come la vicinanza fisica e il tempo, generando una lista degli utenti più a rischio ai quali è possibile inviare una notifica sullo smartphone. Il server, quindi, non ha mai conoscenza degli incontri intercorsi tra gli utenti. Ma la app presenta anche, ed è questa la seconda funzione che arriverà in seguito, una sorta di diario, nel quale a ciascun utente verranno chieste alcune informazioni rilevanti riguardanti anche la propria salute e che dovrebbe essere aggiornato tutti i giorni con eventuali sintomi.
Cosa sono le notifiche di esposizione e come funzionano
Immuni si basa sul sistema di notifiche di esposizione messi in piedi da uno sforzo congiunto tra Apple e Google, i due principali sviluppatori dei sistemi operativi per smartphone attualmente in circolazione. Il sistema, attivo sugli ultimi iPhone e telefoni Android, consentirà di notificare gli utenti di eventuali contatti ravvicinati con un caso positivo di coronavirus. Di fatto rappresenta la spina dorsale del sistema di Immuni, in grado di gestire sia lo scambio di codici alfanumerici tra dispositivi che l’invio delle notifiche. Il sistema si basa su un modello decentralizzato, quindi basato sull’analisi dei codici direttamente sugli smartphone e non in un server remoto.
A cosa serve l’app Immuni
L’app Immuni serve per andare a tracciare i contagi da Coronavirus Covid-19 in Italia. Oltre alla sezione dedicata al controllo vero e proprio degli spostamenti, all’interno dell’app ci sarà una parte dedicata a una sorta di cartella clinica virtuale degli individui. Quest’ultimo elemento, però, non è inizialmente disponibile ma sarà rilasciato successivamente. Per effettuare il tracciamento, l’app Immuni si serve del Bluetooth Low Energy e non del GPS, in ottemperanza alle linee guida europee e con il fine di tutelare maggiormente la privacy degli individui.
La tutela della privacy e il modello decentralizzato
In seguito ad alcuni dubbi sulla compatibilità dell’app Immuni con la tutela della privacy degli utenti, il sistema mediante cui Immuni funziona è stato modificato e allineato a quelle che sono le linee guida di Apple e Google. Rispetto al modello Pepp-Pt viene infatti utilizzato il modello DP-3T, acronimo di “Decentralised Privacy-Preserving Proximity Tracing”. Si parla dunque di uno schema maggiormente decentralizzato, rispetto al modello precedentemente identificato.
Ma cosa vuol dire, in pratica, questo cambiamento? In modo semplificato, potremmo dire che mentre prima le informazioni sugli utenti venivano conservate su un server esterno, adesso queste ultime saranno agglomerate solo ed esclusivamente sui dispositivi mobili degli individui. Questo vuol dire che i server non sono in grado di identificare gli utenti, ma che sono soltanto gli utenti stessi a essere identificati mediante notifica push. Sono infatti gli smartphone dei singoli utenti a inviare, ricevere e immagazzinare le chiavi anonime – sono stringhe alfanumeriche – delle persone incontrate per strada, mentre il server riceverà solamente le stringhe inviate dal telefono di un paziente positivo quando questo indica la sua positività. A quel punto il server le rigira a tutte le app in circolazione: se viene trovato un “match” dall’applicazione (un processo che quindi avviene sullo smartphone), il sistema dovrebbe fornire istruzioni in base alla tipologia di contatto (la durata, la distanza, etc).
La decisione di adottare un modello decentralizzato rispetto al modello centralizzato scelto in precedenza non è data solo da motivazioni afferenti alla tutela della privacy, ma anche alla necessità di garantire la funzionalità dell’applicazione anche in background: Google e Apple potranno fornire delle API ad hoc al fine di garantire il corretto funzionamento dell’app anche quando essa non è attiva, con l’obiettivo di rendere efficiente il tracciamento ed evitare casi di falsi positivi o negativi.
Immuni non è un’app obbligatoria
L’app Immuni non è obbligatoria, ma volontaria: lo hanno confermato sia il commissario straordinario Domenico Arcuri che il presidente del consiglio Giuseppe Conte durante il suo intervento al Senato. Arcuri ha dichiarato che scaricare l’app non sarà obbligatorio ma consigliato, mentre il premier Conte ha escluso la possibilità di limitare gli spostamenti per coloro che decideranno di non effettuare il download.
Il codice sorgente di Immuni
Pochi giorni prima del lancio ufficiale, su Github è stata pubblicata la prima parte del codice sorgente di Immuni. Non si parla ancora della versione completa, ma il Governo sta aggiornando la lista di documenti ogni giorno e probabilmente continuerà a farlo fino al rilascio definitivo. Attualmente online è stato pubblicato il codice frontend, cioè quello che caratterizza l’esperienza degli utenti. Il backend, ovvero l’infrastruttura di server che riceve e custodisce i dati inviati dai singoli utenti per poi trasformarli in informazioni utili per la comunità, non è ancora stato pubblicato. Ovviamente si parla della parte più importante, perché legata strettamente alla privacy.
La software house Bending Spoons e gli altri finalisti
Immuni ha superato la concorrenza dell’altra finalista, Covid-app, che fa parte del CoronavirusOutbreak Control, progetto nato dal lavoro di 35 esperti di sei paesi diversi. Entrambe rispettavano i criteri pubblicati dalla Commissione europea per la realizzazione della app, e cioè volontarietà del download, temporaneità dell’utilizzo, rispetto della normativa europea sulla privacy e tecnologia Bluetooth per evitare l’invasività delle geolocalizzazioni. Tuttavia, la decisione del governo è infine ricaduta sulla app di Bending Spoons che, secondo quanto rivelato dal Foglio, si è avvalsa della supervisione tecnica tra gli altri di John Elkann, presidente di FCA. Tutto il progetto sarà realizzato pro bono.
App Immuni, le schermate per capire come funzionerà
Ad anticipare l’arrivo vero e proprio dell’applicazione ci avevano pensato le schermate del software, rilasciate dal Governo – per mano del CEO di Bending Spoons Matteo Danieli – su Github, popolare repository per codici sorgente. Ecco, in questo rilascio parziale è mancato inizialmente proprio il codice sorgente, cioè quell’elemento che consente a chiunque di analizzare l’app e scoprire se, per esempio, il Governo dice che non invia dati a un server e invece il software lo fa. Quello di immuni dovrebbe essere rilasciato in modalità open source, in modo da consentire a tutti l’analisi dello stesso. Inizialmente il Governo aveva pubblicato solamente le schermate che confermano il funzionamento già anticipato del software. Con un’unica piccola novità: come anticipato, l’app non chiederà i dati personali, ma solamente la regione e la provincia in cui si vive.
By fanpage.it